La mia tesi di laurea (sperimentale)

Utilizzo il computer dal 1993, ma internet solo dal 1997-98 quando, preparando la tesi di laurea, mi consigliarono di approfondire anche in internet la ricerca di documentazione. Alla Facoltà di Agraria di Milano scoprii che era stata aperta una sala computer, che fortunatamente non era molto frequentata e così cominciai a conoscere i primi siti internet. La cosa che allora mi creava più confusione era capire quando ero in internet e quando navigavo invece nella rete locale dell’Università.

Non avevo mai effettuato una ricerca scientifica e quello che all’inizio mi spaventava di più era la fase di documentazione, che invece non risultò così difficile, poiché avevo già effettuato, per mia passione, varie ricerche storiche negli archivi delle Marche, fin da quando avevo 16 anni, e la fase di documentazione della mia tesi non sembrava molto differente; in più la conoscenza dell’inglese mi aiutò molto: scoprii, con sorpresa, che i documenti in inglese erano più chiari di quelli che ero abituato a leggere in italiano. Riuscii così, agevolmente, a confrontare il contenuto di moltissimi articoli di ricerca, anche grazie agli estratti, che abitualmente li accompagnano. Anche internet mi fu molto di aiuto.

La mia tesi di laurea era sulla Begonia elatior Rieger (4 varietà differenti) e trovai molte utili informazioni in siti accademici e di imprese della Nuova Zelanda e degli Stati Uniti, dove, presso l’università dell’Ohio, il Prof. Erwin aveva fatto varie ricerche sul termo-periodismo e l’effetto dell’alternanza di temperatura, tra giorno e notte, sulla fisiologia e quindi la compattezza della Stella di Natale. Altre ricerche erano state effettuate da un gruppo di ricerca danese.
Era allora nota l’esistenza di un effetto di variazioni termiche sulla taglia della Poinsettia (Stella di Natale), in alternativa al trattamento col Cycocel (Cloruro di cloro-colina, o CCC, o chlormequat), un fitoregolatore sintetico brachizzante (che riduce la taglia), successivamente sospeso dal commercio per una sospetta cancerogenicità.
In quel caso il mio compito era di verificare sulla Begonia elatior Rieger, se l’associazione, in una stessa serra, di due diverse tecniche agronomiche di variazione della temperatura media notturna (il DIF e Cool-morning’) inducesse, riducendo la lunghezza degli internodi, una maggiore compattezza della Begonia, rispetto a un’altra serra in cui non era stato effettuato tale trattamento termico. Inoltre, in entrambe le serre metà del campione era stato trattato anche con Cycocel. Ciò permetteva di mettere in luce l’esito di più combinazioni differenti.
Il DIF è in breve la differenza tra la temperatura media diurna e quella notturna. Quando quest’ultima è più elevata il DIF è negativo e le piante rimangono più compatte. Il cool-morning punta invece a ridurre la taglia della pianta, in questo caso la Begonia, attraverso un rapido abbassamento termico mattutino di poche ore, che in tale prova venne combinato al DIF. Conseguentemente la temperatura mantenuta più elevata di notte, crollava mezz’ora prima dell’alba e poi risaliva a un valore comunque inferiore alla notte, durante il resto della giornata.

La vera sfida in quel momento era forse più l’impegno del personale aziendale che, con strumentazioni non particolarmente evolute, dovevano mantenere la temperatura media diurna delle serre di prova a livelli compatibili con i test che io dovevo effettuare.
Alla fine io dovevo solo misurare gli internodi di un numero spropositato di piante e trascriverli uno per uno, in tabelle da me appositamente predisposte; un lavoro che ho condotto, per ognuno dei due anni di prova, in 3-4 fasi dell’accrescimento delle piante e che doveva avvenire nel più breve tempo possibile (circa 2-4 giorni), al fine di ottenere dati tra loro omogenei.

Ogni volta che iniziavo uno dei periodi di rilevamento facevo preventivamente il calcolo di quanti secondi mi sarebbero serviti per campionare una pianta e quindi quanti minuti e ore servivano ogni volta per analizzare tutte le piante. Ognuna delle 4 varietà analizzate aveva poi le sue difficoltà dovute alla differente morfologia, che comportava una diversa attenzione nel rilevare le lunghezze degli internodi, in particolare quando essi erano più brevi. Inoltre misuravo il diametro della pianta, il numero di infiorescenze e il numero medio di fiori.

Alla fine, nel compiere tale fatica differenziata, associavo automaticamente il colore rosso amarena della cultivar (=varietà coltivata) ‘Barcos’ a un senso di piacere che alleviava la fatiche, che in realtà era più probabilmente dovuto alla maggiore lunghezza degli internodi delle piante di tale varietà, che agevolavano il mio lavoro di rilevamento, che io effettuavo stazionando in piedi davanti ai bancali, alti circa 70 cm, durante 11 ore ed in presenza di variazioni notevoli della temperatura e dell’umidità media.

I dati furono successivamente elaborati utilizzando un complesso programma statistico per PC dotati di sistema Ms-Dos, che era in uso nell’istituto a cui facevo rifermento.

La tesi andò abbastanza bene, ma la più grande soddisfazione fu quella di finire l’università e questo fatto mi estraniò da un possibile interesse verso la ricerca scientifica, che hanno spesso i laureati con tesi sperimentale; in effetti era molto improbabile riuscirci. Ero interessato solo a superare l’esame di abilitazione professionale per diventare dottore agronomo; un percorso che avevo preventivato sin da bambino e che purtroppo aveva tardato a concretizzarsi.

Seguii subito un corso abilitante, ma poi feci l’esame un paio di anni dopo e nel frattempo mi dedicai a un esperienza di lavoro dipendente nel settore agricolo e a conoscere meglio l’uso del computer, gli ipertesti e quindi i linguaggi HTML e CSS, che mi aprirono la strada alla pubblicazione online di contenuti divulgativi.

 

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