Alcune personali considerazioni sull’etica e la deontologia
L’etica è lo studio del comportamento pratico dell’uomo, in questo caso il professionista, mentre la deontologia è la regola comportamentale (morale) scritta, di un gruppo di persone. L’etica analizza quindi le sfaccettature dei comportamenti, che possono conseguire a delle scelte sbagliate, nei contesti tipici di una determinata professione, e li regolamenta attraverso la deontologia, perché si mantengano nell’ambito della legalità e della correttezza.
L’etica professionale è un argomento che può risultare ostico perché, almeno fino a pochi anni fa, era a volte codificata in regole non sempre comprensibili. Negli ultimi anni i codici deontologici di varie professioni sono stati aggiornati, anche alla luce della riforma degli ordini (2012) e sono scomparse molte spigolosità, al punto che chiunque possa più convintamente ritrovarvi, codificati in regole, i valori e quindi il modo di vivere e pensare delle persone corrette, di cui spesso siamo circondati e che sono il nostro riferimento nella vita di tutti i giorni.
Se qualcuno mi dovesse chiedere un punto di vista più personale, non avrei difficoltà a dire che, secondo me, le norme di etica che regolano la professione di giornalista sono più razionali di altre, al punto che le considero uno strumento di base per perfezionare la tecnica di comunicazione e migliorare l’efficacia comunicativa. Esse vanno infatti contemporaneamente incontro, sia alle sensibilità dei lettori, sia alla necessità di tutelare l’indipendenza del giornalista e quindi le sue forme più libere di espressione, nel momento in cui siano esercitate con correttezza.
Le carte deontologiche dei giornalisti si evolvono in un continuo rapporto con le problematiche umane e sono quindi utili per realizzare un’ottimale comunicazione. La gente legge i giornali per capire meglio le questioni d’attualità ed è molto sensibile al modo in cui siano trattate, al punto che è sempre più frequente trovare sui social-network messaggi di persone comuni, che invitano i comunicatori a un comportamento più corretto, nei casi in cui ciò non sia avvenuto. In tal senso le carte deontologiche forniscono indicazioni dettagliate riguardo come trattare alcune tematiche, evitare le faziosità, gli strafalcioni, fare attenzione alle categorie più deboli, aiutano anche a non scrivere testi ansiogeni e richiedono tassativamente di non mescolare notizie e pubblicità, tenendo quindi fuori dalle redazioni gli interessi economici esterni. Un altro utile strumento guida sono anche le ‘migliori-pratiche’ diffuse da alcune testate straniere (es. AFP; 2016; file ‘.pdf’; 26 pg.) impegnate nel mantenere un loro stile comunicativo, che le contraddistingua.
Ai comunicatori che facciano riferimento a una testata tecnica, o scientifica (di cui sono comunque responsabili i soli direttori) è per lo più richiesto di mantenere i loro articoli nel rispettivo ambito di competenza, limitandosi quindi a spiegare la scienza, o la sua applicazione alla realtà pratica (la tecnica), senza far discorsi chiaramente politici. Trovo che questo limite sia di aiuto, perché la scienza non è opinabile e ciò vale anche per un argomento tecnico (essendo applicativo della scienza alla realtà pratica). Sebbene in questo caso possano essere prospettate differenti soluzioni per uno stesso problema, esse avranno sempre una loro oggettività (possono solo essere spiegate, più o meno bene) e anche la preferenza di un’opzione, se corretta, può essere motivata in modo univoco.
Per quanto la comunicazione delle tecniche e delle innovazioni (es. agricole) si muova in un ambito di oggettività, possono esservi difficoltà dovute al fatto che esse trovano o meno applicazione in funzione di scelte politiche e di interessi economici, che sono influenzate/i dall’opinione pubblica, che a sua volta può esserlo da parte di portatori di interesse. A questo livello sia un parere, che un articolo tecnico possono essere scambiati per punti di vista politici, poiché la valutazione dell’applicazione di un’innovazione scientifica (in campo) deve necessariamente tener conto del mercato e delle politiche economiche in vigore; conseguentemente un articolo tecnico può toccare degli interessi, ma ciò non lo rende meno oggettivo. Alcuni argomenti più legati all’ambito normativo tecnico, o anche alla tecnica di divulgazione lasciano invece più spazio a opinioni personali e, ove necessario, è utile fornire dati a supporto.
Un sito internet che voglia avere molti lettori potrebbe comunque tentare di compiacerli, o magari si asterrà dal parlare di alcuni temi, tranne in quei momenti in cui il contesto politico sia più favorevole; ciò è comprensibile ma viene meno il ruolo di stimolo nei confronti dell’opinione pubblica e quindi l’utilità di scrivere un articolo tecnico. Parlare di un tema tecnico inviso non significa infatti schierarsi e anzi l’informazione indipendente aiuta a far comprendere la scienza nei suoi contesti pratico-applicativi e quindi aiuta il lettore a capire dove potrebbe essere la ragione. Io in particolare intendo l’informazione tecnico-agraria in senso divulgativo, cioè indirizzata a chiunque – non al semplice studente/studioso/tecnico delle scienze agrarie.
Pertanto considero che la via di uscita per chi, come me, non sia giornalista è cercare una buona comunicazione tecnica, limitandosi a riportare le informazioni provenienti dalla/dalle fonte/i, arricchendole col proprio baglio culturale e di competenze, motivando le opzioni tecniche segnalate, o criticate, valutandone i ‘pro e i contro’. Alla fine questo è anche ciò che fanno ‘in campo’ molti dottori agronomi, nella pratica operativa della consulenza: essi portano l’innovazione a contatto con gli agricoltori e mettono l’agricoltore nelle condizioni di effettuare una scelta, sulla base delle sue preferenze e/o delle linee politiche imposte da norme, che spesso veicolano sussidi: è a questo livello, non in base all’opinione di chi scrive, che può essere preferito un ciclo di produzione che integri in varia misura tecniche convenzionali, conservative e biologiche, o l’applicazione di solo una di esse.
Alcuni compromessi tra informazione e contesto economico possono essere necessari
Nel caso di testate che partecipino a campagne di promozione di politiche, di filiere e di tecniche colturali, sovvenzionate dallo stato o dalla Comunità Europea, tali sussidi rendono applicative alcune scelte di indirizzo politico ed è quindi probabile che i comunicatori di tali testate si trovino a dover assecondare tali linee politiche, ma con anche l’opportunità di divenire anelli della catena di divulgazione a supporto delle scelte (come fanno i servizi di assistenza tecnica/divulgazione pubblici diffusi in molte nazioni).
La scelta alternativa di muoversi più liberamente nella scienza agronomica, proponendo tematiche più diversificate e spiegandone vantaggi e svantaggi, si scontra con il concreto rischio che il periodico su cui si scrive ne risenta, perché i lettori di riferimento diverrebbero automaticamente molto eterogenei, quando invece la pubblicità paga se è mirata a un target specifici di lettori: Si può quindi ritenere sia comunque utile avere e mantenere una linea politica.
Un’opportunità alternativa in corso di sperimentazione è il crowd-funding, ovvero la raccolta di fondi direttamente tra i propri lettori. In tal senso il lettore online già premia chi scrive bene con dei platonici ‘like’ e quindi potrebbe in futuro sovvenzionare, una tantum, le migliori attività editoriali. Il problema di fondo è che pare però difficile quantificare l’entità di tali entrate e poter programmare, su tale base, le scelte imprenditoriali. Tale opzione pare inoltre più adatta a siti generalisti, dove è più facile proporre articoli con una visione pluralista a un pubblico comunque più esteso. L’obbiettivo di tale opzione, segnalato da chi la promuove, è ambizioso e merita attenzione: rendere possibile una comunicazione di qualità, agganciata direttamente ai lettori e che si ispiri alle linee delle carte deontologiche e delle migliori pratiche della comunicazione.
Documenti e articoli di etica della comunicazione, che considero utili per migliorare la capacità di soddisfare le sensibilità dei lettori
E’ utile preventivamente segnalare che gli ambiti di interesse degli studiosi di etica si differenzia notevolmente tra il livello del comunicatore scientifico, che è spesso lo stesso ricercatore, che è direttamente investito della necessità di applicare norme relative all’etica della scienza, della ricerca e della sua pubblicazione (es. il plagio della ricerca, l’autocitazione e autoreferenzialità). Ci sono poi gli aspetti di interesse dell’impresa editoriale scientifica (es. il ‘predatory-publishing’), dei redattori e dei membri dei comitati scientifici che attuano il peer-review (es. eventuali incompatibilità).
- Leggi e carte deontologiche (Link all’Ordine dei Giornalisti di Milano).
- The Agricultural Journalists’ Forum (Agrolinker: link a risorse sulla comunicazione e il giornalismo online).
- Libro: ‘La deontologia del giornalista’, AAVV, a cura di Michele Partipilo – Ordine dei Giornalisti Consiglio Nazionale – Centro di documentazione giornalistica.
- Libro: ‘Il giornalista quasi perfetto’, di David Randall – Editori Laterza (2004).
- Libro: ‘Professione giornalista’, di Sergio Lepri – ETAS Editore (2005).
- (sezione link in fase di completamento).