— Articolo di prova della sezione blog; si prega di scusare per eventuali refusi —
Un giardino rivelato a noi tutti, da chi ha scritto alla redazione. “Un raggio di sole è sufficiente per spazzare via molte ombre”, diceva Francesco d’Assisi; un raggio di sole attraverso un giardino raccontato ce lo rivela, offuscato dalla bruma di una giornata autunnale.
Il detto giardino privato si è rivelato così al nostro passeggiatore di boschi in una domenica del tardo autunno; attraverso il suo racconto tale giardino appare ai nostri occhi come uno spazio altrui, casualmente ammirato, che non è solo espressione puramente estetica, realizzabile dopo breve master in progettazione del paesaggio, presso la facoltà d’agraria di Vattelappesca; esso trasmette un messaggio, espressione sintetica del senso artistico dell’autore, non puro esecutore di schizzi su planimetria/prospettiva, o progetti in Autocad crackato (usate Linux!).
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L’idea dell’autore giace lì invisibile in mezzo al giardino: spesso i visitatori guardano solo i fiori e le siepi topiate con cura maniacale, dai praticanti paesaggisti di alta scuola professianale agraria!
Tutto cominciò passeggiando nei boschi. Il nostro simpatico peripatetico boschivo voleva arrampicarsi su un dosso, per arrivare in cima a una collinetta e vedere il paesaggio agrario circostante, ma poggiato il piede su una bella pietra tonda sentì un dolore acuto sulla punta dell’alluce!
Se non era possibile scalare quel dosso era necessario aggirarlo, ma già dopo qualche centinaio di metri si fermò di nuovo
Con l’accentuarsi dell’acuto dolore all’alluce sinistro si lasciò cadere a terra a pancia in su, sopra un tappeto di foglie di olmo, gialle per l’autunno inoltrato. Guardò il cielo tra i rami: alcune foglie non erano ancora cadute; ce ne erano di verdi e di rosse – tipica colorazione antocianica, dovuta all’abbassamento termico notturno.
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Slacciatosi uno scarpone e tolto di corsa il calzino si formò una nuvola di vapore, per il contrasto con la temperatura atmosferica locale (era autunno inoltrato!) e il microclima del terreno era umido, come avrebbe notato l’agrometereologo.
Il nostro passeggiatore di boschi non potè far altro che rendersi conto che un unghia si era incarnita ed era debolmente sanguinante: la passeggiata era finita!
Alzatosi di colpo incrociò con gli occhi un raggio di luce e si coprì d’istinto col braccio. Quando lo tolse il giardino rivelato dalla luce, davanti ai suoi occhi, era di un bellezza naturale, nel punto di giunzione tra il paesaggio agro-forestale e lo spazio privato di chissà chi! In un angolo anche la cuccia di un cane e un pitale lasciato lì da qualcuno, prima di partire frettolosamente, da una casa di villeggiatura estiva.
— Articolo di prova della sezione blog; si prega di scusare per eventuali refusi —Il nostro peripatetico boschivo autunnale non riusciva a dare senso compiuto a quel pitale abbandonato sotto una siepe di bosso topiata di un knot-garden e il suo ricordo rimase agganciato all’odore che si sprigionava intorno a una letamaia, che incontrò tornando a casa. Essa era forse incompatibile con la normativa sui reflui zootecnici, ma nella mente del nostro passaggista il liquame, che ne fuoriusciva veicolato dalla pioggia della notte precedente, per poi infilarsi tra le foglie cadute, appariva come un bendidio della natura, che in parte evaporava impregnando la bruma autunnale. Non potè trattenersi ad ammirare cotanta bellezza, perché doveva raggiungere un radura vicino la quale passava la strada da cui era arrivato facendo autostop. Lì doveva tornare per ripartire in direzione di casa.
‘Giardino rivelato dall’odore di letame, per intercessione di un’unghia incarnita’, pensava alcune ore dopo Francesco, dopo essere giunto a casa con gli stivaletti incrostati di escrementi bovini, parzialmente compostati. Essi giacevano di fianco al camino, ormai slacciati e i piedi erano lì poggiati nudi davanti al fuoco! Di fianco a lui sedeva Tito, uscita da Compagno di Sbronze di Charles Bukowski.
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Che cos’è il sito di un professionista oggi? Un pagina di pubblicità, un sepolcro imbiancato? Dopo vari anni d’esistenza di questo sito, pressoché inutile si è deciso di dare spazio ad alcuni amici che ci scrivono occasionalmente.
Francesco è il nickname del cuggino di un amico; egli ci scrive delle finte lettere, che occasionalmente pubblichiamo, raccontandoci improbabili sue gite domenicali.
Grazie Francesco per la lettiera che ci hai inviato: l’abbiamo ricomposta-ta, prima di pubblicarla, pensando alla tua fugace esperienza di passaggista, nel giardino da te rivelato a tutti noi, per buona pace di un’unghia incarnita. Come già sai non pubblichiamo i dati degli autori, perché non archiviamo dati personali.
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[..]Sta Federico imperatore in coma. Ed ecco un messenger entra in Milano Da Porta Nova a briglie abbandonate. ‘Popolo di Milano,’ in Passat chiede: ‘Fatemi scorta al console Gherardo [..]
Allor fe’ cenno il console Gherardo, e squillaron le trombe a Parlamento…
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